Basilicata coast to coast

Nove giorni in bicicletta da Bari a Maratea: tre mari, tre parchi e un’Italia meravigliosa e inedita

Appunti di viaggio
Simonetta Bettio e Davide Zambelli

Le tappe: nove giorni di bicicletta, tra i 35 e i 130 km
Dislivello: impegnativo
Mari: Adriatico, Ionio e Tirreno
Parchi naturali: della Murgia Materana, delle Piccole Dolomiti Lucane, del Pollino
Fondo: strade a traffico basso o nullo, in contesti paesaggistici di grande pregio
Periodo: primavera, con le sue straordinarie e variegate fioriture
Grazie a: la guida Cicloturismo in Basilicata (ed. 2010) diffusa dall’Agenzia di Promozione Turistica regionale e realizzata con il supporto di Piero Lasalvia e di Bike Basilicata/Ferula Viaggi, agenzia viaggi specializzata in cicloturismo e outdoor, dell’amico e collega Michele Cappiello

19 aprile 2019 – Bari > Matera | km 133 | ascesa 600 m circa
L’uscita da Bari è stata abbastanza buona per quanto riguarda il traffico, ma deludente per la sporcizia che abbiamo trovato lungo la strada.
Da Casamassima il percorso è diventato bello: campagna ben tenuta, tratti di boschetti, prati; nei dintorni di Putignano abbiamo avvistato i primi trulli, spesso abbandonati, che man mano sono diventati sempre più numerosi. Superata Putignano siamo arrivati alla piccola azienda agricola “Parcappello” di Sara Laera, con un caseificio di grande qualità che produce, da latte crudo e secondo le tecniche tradizionali, mozzarelle, caciocavallo, ricotta e gli altri formaggi tipici. Le mucche sono allevate all’aperto.
Con le mozzarelle per il pranzo in borsa, siamo ripartiti alla volta di Noci e Gioia del Colle, attraverso belle campagne su strade tranquille, allungando il percorso con qualche esplorazione.
Solo per l’entrata a Matera c’è da prestare un po’ di attenzione al traffico che aumenta, ma gli autisti in genere sono tranquilli e rispettosi.

20 aprile 2019 – Matera > Mare Ionio > Matera | km 111 | ascesa 800 m circa
Prima vera immersione nel territorio lucano, lungo il Parco della Murgia Materana che costeggia la gravina, con strade tranquille e larghi spazi coltivati. Il primo colle, raggiunto su salita regolare, è stato quello di Montescaglioso, dove abbiamo visitato la bella Abbazia di San Michele Arcangelo. Da qui in leggera discesa verso Marina di Ginosa per vedere e toccare il Mare Ionio e sentire il profumo dei fiori di zagara delle coltivazioni di limoni e arance.
Abbiamo proseguito verso Metaponto per visitare le Tavole Palatine che, da sole, meritano il viaggio. Le 15 imponenti colonne, resto di un tempio del VI secolo a.C. dedicato a Hera, sono circondate da uno spazio verde che le valorizza.
Al ritorno siamo passati vicino a Ginosa percorrendo una strada chiusa per frana, bellissima, solitaria, immersa in una valle incantata. La risalita a Matera è stata più facile del previsto.

21 aprile 2019 – Matera > Calciano| km 94 | ascesa 1300 m circa
Siamo usciti da Matera dalla zona di Borgo La Martella, un passaggio abbastanza tranquillo, e da qui in poi abbiamo attraversato una zona bellissima, ondulata, con campi coltivati a grano Senatore Cappelli, boschi di pino di Aleppo o di eucalipto, rosse fioriture di sulla e altro ancora.
Arrivati al Lago di San Giuliano, abbiamo fatto una breve deviazione per andare a visitare la Cripta del peccato originale, luogo di culto nel periodo longobardo. Si tratta di una grotta semi ipogea impreziosita da un ciclo di affreschi datati tra l’VIII e il IX secolo eseguiti dall’artista noto come “Il pittore dei fiori di Matera”. La Cripta, detta anche la “Cappella Sistina del rupestre” è un luogo magico e imperdibile.
Siamo poi tornati a costeggiare il lago seguendo una strada ondulata, meravigliosa, senza traffico fino a Grottole, paesino sul colle, un po’ in rovina. Dopo la discesa abbiamo attraversato il Fiume Basento e siamo risaliti verso Calciano, piccolissimo borgo, entrando così nel Parco delle Piccole Dolomiti Lucane.

22 aprile 2019 – Calciano > Pietrapertosa | km 33 | ascesa 1400 m circa
Tappa breve ma impegnativa. Un po’ sfiancante la salita sopra a Calciano per qualche rampa di troppo e un po’ di tensione per cani liberi, ma l’ambiente circostante appaga la fatica. Siamo circondati dai bellissimi boschi di querce del Monte Croccia, e lungo il percorso ci imbattiamo in qualche inaspettata zona picnic e riserve per il ripopolamento dei cervi. Raggiunto un passo si ridiscende al Basento per risalire verso Pietrapertosa lungo una strada con pendenza molto regolare; qui troviamo un po’ di traffico: è Pasquetta e tutti si muovono.
Pranziamo a Pietrapertosa e decidiamo di proseguire la visita a piedi. C’è nuvolo, sembra che debba piovere, ma poi la giornata migliora e alla fine esce anche il sole. Merita salire ai resti dell’antico Castello Saraceno per godere della vista sulle Piccole Dolomiti Lucane e su Castelmezzano, il paese dirimpettaio. I due borghi, entrambi tra “i più belli d’Italia” sono molto suggestivi perché abbarbicati sulle rocce, quasi volessero arrivare ancora più in su.

A piedi abbiamo percorso il “Sentiero delle sette pietre”, con singolari installazioni litiche, che collega i due paesi, con un bel saliscendi.
Nello spazio sopra questa profonda vallata è stato ideato il “Volo dell’angelo”, un emozionante “volo” sul burrone che separa i due paesi. Lo si fa a gran velocità, imbracati a pancia in giù, appesi a un cavo di acciaio.

23 aprile 2019 – Pietrapertosa > Castelmezzano > Pietrapertosa | km 39 | ascesa 800 m circa
Dopo un breve percorso nella campagna affrontiamo la strada più breve che unisce Pietrapertosa a Castelmezzano. È chiusa da anni per vari piccoli crolli, ma – a proprio rischio – i ciclisti la possono comunque percorrere. Si tratta di un imperdibile itinerario, con salita molto regolare, tra le varie guglie delle Dolomiti Lucane con bellissimi affacci sulla vallata. Evidentemente i costi per mettere in sicurezza la strada sono valutati troppo alti: un vero peccato!
Visitiamo con calma Castelmezzano trovandolo più bello di Pietrapertosa. Il primo ha una sua integrità architettonica e per la maggior parte le case sono restaurate; Pietrapertosa invece, pur essendo più spettacolare da una certa inquadratura, ha molte case restaurate in modo pessimo negli anni Sessanta, vari edifici fatiscenti e una discutibilissima nonché orrenda zona di recenti case e villette a schiera realizzate senza assolutamente integrarsi nel contesto paesaggistico di grande pregio.
Per tornare verso Pietrapertosa, dove soggiorniamo per la seconda notte, percorriamo un ampio circuito panoramico, bello e riposante, attraverso un bosco e alte radure.

24 aprile 2019 – Pietrapertosa > Tursi | km 80 | ascesa 900 m circa
Tappa bellissima che ha visto il passaggio in tre ambienti completamente diversi: bosco fitto, calanchi aridi e campi coltivati. Dopo una salita iniziale abbiamo proseguito lungo una dorsale, attraversando un bellissimo bosco di querce con varie piante di agrifoglio che poi piano piano si è aperto per lasciare posto ad ampi spazi coltivati.
Da Garigliano con una discesa ripida siamo arrivati nel fondovalle coperto da tamerici in fiore. Poi la salita regolare fiano ad Aliano, affacciato su altissimi dirupi, dove abbiamo visitato la casa di confino di Carlo Levi. In uscita dal paese abbiamo percorso, per lo più in discesa, la “Strada dei calanchi”, dapprima contornata di oliveti si è trasformata in uno splendido, immenso, paesaggio lunare. I calanchi di colore chiaro, grandi e piccoli, sono a forma conica e sembrano le montagne fatte per gioco, con la sabbia bagnata, dai bimbi in spiaggia.
All’uscita dai calanchi ci sono, purtroppo, 3 km su strada statale. Si prende poi una secondaria che si inerpica sulla collina, anche questa chiusa, ma in realtà percorsa dai locali, che sale dolcemente in una rilassante campagna coltivata a prato. Di nuovo lungo una dorsale, contornata da ginestre in fiore, e poi la discesa immersa in una pineta.
Si raggiunge Tursi. Per raggiungere centro storico e la “Rabatana”, la parte più antica di origini arabe, bisogna risalire un dedalo di strette viuzze piene di fascino.

25 aprile 2019 – Tursi > Terranova del Pollino | km 107 | ascesa 1300 m circa
Da Tursi abbiamo puntato al mare di Policoro. Siamo passati a visitare la straordinaria chiesetta medioevale di S. Maria di Anglona, ricca di affreschi, e poi abbiamo attraversato un’ampia e fertile pianura coltivata principalmente a frutteti; albicocchi, peschi, ogni genere di agrumi, e altro ancora oltre a grandi campi di carciofi.
Dopo uno sguardo rapido alle onde arrabbiate del Mare Ionio, ci siamo diretti verso il Parco del Pollino, la meta della nostra giornata. Abbiamo attraversato un ponte sul Fiume Sinni, chiuso al traffico, ma fortunatamente percorribile, e abbiamo costeggiato il fiume lungo una bella campagna ondulata sempre riccamente coltivata con vaste zone a prato e bosco, senza mai incontrare nessuno come nei giorni precedenti.
Passata Valsinni e San Giorgio Lucano iniziamo la salita verso Terranova del Pollino. Diversamente dai giorni precedenti si tratta di una strada provinciale ex statale quindi potenzialmente trafficata ma abbiamo trovato pochissime auto, forse perché è il 25 aprile? forse perché non attraversa grossi centri? La salita è regolare e il paesaggio sempre bello. Pian piano arriviamo a Terranova, tipico paesotto montano, dove alloggiamo all’Hotel Picchio Nero, semplice e accogliente. La sera, il titolare e chef Pino Golia ci stupisce con una appagante cena gourmet, realizzata con prodotti locali: una vera delizia!

26 aprile 2019 – Terranova del Pollino > Viggianello | km 73 | ascesa 1800 m circa
In uscita da Terranova attraversiamo un piccolo ruscello su un curioso ponte in metallo, rosso e multicolore, dedicato alla Pace nel mondo. Ci aspettano poi alcuni tratti di salita decisa, ma si viene ripagati dal contesto: l’immersione nel Parco naturale del Pollino, con le sue impressionanti fioriture di orchidee e di viole, e mille sfumature di verde. Belli i panorami, la vegetazione rigogliosa e il bosco dove troviamo i primi faggi, che si alternano alle querce. Ci stupisce poi l’acqua, tanta: ci sono rivoli ovunque. La sera prima, chiacchierando con il nostro chef, abbiamo saputo che il Pollino alimenta gli acquedotti della Puglia e della Basilicata e adesso capiamo il perché.
Alla fine delle prime salite c’è la località Acqua Tremula, con un’invitante area di sosta e zampillante fontana. Da qui inizia la prima discesa, naturalmente a questa seguiranno varie altre salite. Dal Colle dell’Abete (1250 m circa) pedaliamo lungo un altopiano con poca vegetazione e ampi panorami; molti cavalli pascolano liberi sui prati. Si raggiunge il Rifugio La Baita e salendo ancora al Passo del Colle dell’Impiso (1550 m circa), dove iniziamo a trovare la neve.
Scendiamo poi alla bellissima località Piano di Ruggio, contornato da grandi prati, punteggiati del viola dei crochi e boschi di faggi e conifere. E poi ancora su, fino a una sella, dopo la quale inizia una lunghissima discesa fin quasi a Rotonda. Un po’ di saliscendi, e arriviamo a Viggianello, dove alloggiamo in una contrada sulla collina.

27 aprile 2019 – Viggianello > Maratea > Sapri | km 81 | ascesa 1000 m circa
Ultimo giorno. Completiamo il nostro coast to coast. Questa tappa forse è la meno bella, dobbiamo percorrere alcune strade un po’ trafficate. C’è sempre molta natura e bei paesi, ma aumenta il traffico delle arterie stradali.
Passato Trecchina, l’affaccio sul mare è emozionante. Ci si precipita verso la grande distesa blu. Dopo una breve pausa a Maratea, percorriamo la bellissima strada costiera fino a Sapri, per goderci più a lungo la vista del mare.

Qui finisce il nostro viaggio in bicicletta, uno dei più belli da un punto di vista naturalistico. La Basilicata ha mantenuto le promesse e le aspettative. Forse torneremo per esplorare le zone che non abbiamo potuto visitare e per scoprire meglio il Parco del Pollino che ci è rimasto nel cuore.

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